giovedì 27 dicembre 2018

7991422


Volo 7991422

Non mi riprendo. Riprendo le mie note.
Sono stufo e preoccupato. A casa da quattordici giorni per riposarmi e orientarmi.
Da quattordici giorni B. non c’è più. E’ morta!
E’ stato un brutto colpo. Me la ricordavo tenera e sorridente; invitava alla vita.
Ora è sempre e ancora MORTA!
Da un mese non vado più a colloquio dalla Signora e un po’ mi dispiace.
Ho già iniziato a cambiare, a regredire, a vedere ancora una volta le cose per quello che sono secondo me. Se possibile, sono tornato anche più INDIETRO rispetto al punto di partenza.
Ma mi facevano “bene”, quei colloqui?
Ora che ho smesso (e non penso che tenterò altre esperienze del genere) non ne sono più così sicuro. Se torno a fingere e continuo il mio lavoro di auto isolamento posso far sì che la gente si scordi di me e mi lasci in pace. Lo sforzo per agire altrimenti sarebbe troppo grande.
Invece dedicandomi ai miei (e solo miei) interessi posso costruire qualcosa.
Non so esattamente cosa ma penso che ne varrà comunque la pena.
La gente è strana: apprezza l’originalità ma a patto che non provenga dalla propria famiglia, come se l’Arte fosse esclusiva, solo per conto terzi.
Quindi posso soltanto scappare in un futuro che ancora non c’è, ma che sarà forse coperto da una facciata di rispettabilità oppure da una coltre di miseria. Il passato è ormai passato, mentre il presente è eterno e in eterno peggiora. Nulla di ciò ha a che vedere con la religione o con la politica. E’ un fatto intimo e personale.  
Cercherò un lavoro, il più anonimo e solitario possibile. Un’esistenza da single portata avanti fino alla fine. Pochi amici scelti bene.
Ma curerò la corrispondenza.
A volte penso che senza l’amica nella mia vita sarei ancora un ingenuo e un pochino più felice.
Ma non è vero: senza la sua amicizia e condivisione sarebbe stato peggio. Molto peggio.
Perdere quel contatto è stato come morire in senso spirituale. Forse sarebbe arrivato il sollievo, o almeno così pensavo. Prima c’era lei, l’altra: l’Idea, leggera come l’aria. Il fantasma di un fantasma, dal bel ricordo e scampolo di nostalgia e dolore. In tutto questo però c’è sempre un dettaglio che ancora oggi mi sfugge, come una barriera a volte inutile eppure presente a far da paravento al vero.
 Protegge con leggerezza dalla verità, l’elemento finale disturbante e sostitutivo.
E le Lettere? Il cantore della disperazione lo dichiarò più volte: “e se vivrò, vivrò alle lettere”.
Egli ne aveva i mezzi e la volontà. Io no.
A me non restano che l’amore per l’Arte e la voglia di rimanere solo. Solo con lei. L’Arte. 


giovedì 15 novembre 2018

3 - 3 La Somministrazione


-_-  Non va  -_-

Non va non va non va.
La dottoressa nera chiede una riflessione inedita: quali rischi ha comportato l’assunzione dei farmaci proibiti? Provare ad assumerne ancora è un azzardo calcolato.
Medicine per l’identità: inizi a correre coi pensieri intorno alle idee, così veloce che tutto vortica sempre più forte fino al cerchio indistinto che è bianco come una tabula rasa. Però soltanto oggi ha ammesso che non era stato portato a termine il Primo Programma.
Quindi saremmo cavie per il Secondo? Ci ritroviamo a disegnare simmetrie immaginarie con gli oggetti appuntiti che le Guardie hanno smesso di sottrarci. Chiodi spuntati non tracciano che linee spezzettate sui muri delle celle ma tanto basta per sprigionare la serie infinita di losanghe che percorrono la nostra dimensione, quel cubo di due per tre metri da cui si cerca sempre di scappare. La pausa per i pasti è l’unica occasione di convivio ma non parla nessuno, persi come siamo nei viaggi della mente così ben fertilizzata. Ci controllano e noi ci controlliamo a vicenda.
Contiamo le linee e i punti, ripercorriamo con le dita tutti i solchi. Alcuni arrivano alle serie numerate, che contano e ricontano e ricontrollano all’infinito.
Quattro barrette dritte, una a traverso.
Quattro lineette storte,una di sbieco. Poi la conta dei corpi. Poi le decorazioni.
Novello Raffaello senza pennello lascia una firma sola, la riga nera.

lunedì 29 ottobre 2018

Congedo

Quando ti guardi indietro sfiduciato mentre ripensi agli errori e a come avresti potuto evitarne almeno una parte. Poi però realizzi che non c'era verso, nonostante tutto.

venerdì 19 ottobre 2018

3 - 2 PIO


Automatismo Sintomatico per Uccelli

Uova. Chi è l’oca nuova?
Non obbedisce all’autorevole martellata
come non è possibile di rompersi le palline
cantando sul tetto il motivetto.
Attenzione: picchietta!
La calamita che non hai dominato
mai respinge il polo a suon di beccafico.
Guano.
Non c’è più volontà sul colonnato.
Di volontà si muore,
ma in fondo al volo dov’erano finiti?
Stridulo il nibbio chiama,
racconta di attonite ramanzine schivate per un pelo.
Per tutti i corbezzoli amabili degli afidi
ordinati belli in fila
non ci son che formiche canterine
a sobillare le marce fuori zona.
La fede rimanda il cuculo nel nido
e tenerezza colga chi lo segue.
Ottobre.
Non tempo di cova ma di rivolta
che pigola senza più pane.
PIO!
Eccolo il motivetto.

martedì 9 ottobre 2018

3 - 1 Sogno


Martedì?

Ho sognato di fare l’amore, appena prima di svegliarmi.
Un’esperienza dolce, lenta e delicata. 
Una cosa tra amici, come un antico favore restituito.
In sottofondo “Cure me”, di Elisa.
Ma al risveglio il profumo di lei era scomparso, rovinato da uno stato emotivo peggiore della Morte. La prigionia fa strani scherzi.
Il sogno precedente non era ancora nemmeno svanito: la Città di notte brulicante di forme indistinte, di mille luci che balenavano sulle pozzanghere di pioggia sporca. Dormivo con una sconosciuta, cercando di non fare rumore.
Poi di nuovo: in giro in auto in periferia.
Lo smog. C’era lo smog. Poi ancora quel letto minaccioso di sonni inquieti. Dov’era? Di chi era?
Sono bloccato qui sotto da troppo tempo e non ricordo.  
Ma la cella puzza di smog.

lunedì 1 ottobre 2018

Ero



ERO


Ero un pero,
però era vero.

Ero nero,
un uovo mi rompevo.

“Sii sincero.”

Davvero!

“Ma io ti salverò.”
Lo so: sì, forse, forse no.

Ma l’uovo lo terrò.

Colo



COLO


Oracolo

Miracolo

Vernacolo

Tabernacolo

Tentacolo

Omuncolo


Testicolo
Pinnacolo
Pericolo!

(E poi fa male anche il collo…)

lunedì 24 settembre 2018

VeraScatolaNera


🔲 VERA SCATOLA NERA 🔲

68125

CONTA!

Sono otto vertici; dodici spigoli; sei lati; sei sensi:

Buio per la vista
Freddo al tatto
Vuoto nel gusto
Polveroso all’olfatto
Silenziato dall’udito

Sesto Senso in isolamento.

Fuggire è IMPOSSIBILE
Morire è INUTILE
Fermarsi  NO.

MAI.
🔲

giovedì 20 settembre 2018

2 - 7 La Valutazione Sistematica


LA VALUTAZIONE SISTEMATICA

E’ ufficiale: www.lacameradeimisteri.org
Mai più pagina BIANCA.
Ventuno anni sono trascorsi , chiamiamo “post” le note sul diario che non è più segreto.
Non  ci avrei mai scommesso. Non ci avrei mai creduto.
La socialità che repressa tormentava con le sue difficoltà la mia seppur breve adolescenza oggi si veicola attraverso simboli colorati; le frasi si sono fatte brevi ma vanno condivise tra perfetti sconosciute, tenute ferme da ancore digitali fatte di filmati e fotografie.
 L’intimo è caduto, smembrato dal tessuto che per secoli imponenevano i comandamenti laici del nucleo familiare ormai imploso. L’intimo non vale più nulla.
Questo divario impreciso tra il passato prossimo e un prossimo futuro a tutto campo accresce il solco tra i vivi e i morti, i giovani e gli infermi. Digiuni d’informatica di base, profani restano e in più tagliati fuori nel migliore dei casi.
 “Informiera, mi sento male!” chiameranno dalla corsia d’ospedale. Ma non è assurdo né sbagliato.
Un averno avulso, senza firewall di guardia li (ci) attende e chissà quanti se ne saranno già andati, senza poter tornare.
La Scrittura automatica?
Le Parole in libertà?
I Ritagli di Burroughs?
I Tagli di Frigidaire?
Tutto masticato, ma con che difficoltà! Digerito a lungo e spesso anche male. Espulso e seppellito.
Infine, dimenticato.
O Dio. L’Oblìo.

venerdì 7 settembre 2018

2 - 6 Oggi come ieri


2 – 6
Oggi come ieri

Mi sembra nonostante tutto che negli ultimi tempi il controllo verso l’esterno sia in costante aumento, specie nelle ultime settimane di osservazione passiva.
Famiglia. Parenti. Amici. Conoscenti. Vicini. Tutti dimenticati. Chi erano? Avranno cercato?
Penso di poter dire in tutta franchezza che la detenzione ha irrobustito il carattere, l’autostima e la determinazione. Mi sento MEGLIO.
Ma l’effetto speculare consta del fatto che gli ALTRI non sono ben disposti ad accettarlo.
E’ quasi come se il crimine in realtà avvenisse qui, dopo. Prendere ciò che non mi appartiene.
Non è arroganza, ma libertà. Libertà di sopprimere ogni pulsione in un ambito così ristretto perché siamo rimasti in pochi. Troppo pochi. Terminata la prigionia, che ne sarà di noi? 🙈🙉🙊

mercoledì 22 agosto 2018

2 - 5 Solitario


2 – 5
Solitario

Te lo fanno notare la sera.
Quando il Solitario aggredisce le persone a parole non appena gli venga mossa una critica sensata, mentre non reagisce agli insulti immotivati. Invece di rilassarsi, si carica e imporporisce il viso, pronto a sobbalzare come una bestia ferita.
 Penso che dipenda dalla tensione accumulata nel corso dei mesi trascorsi nel buio dell’isolamento. Il resto di noi non so cosa pensare.
Ancora la sera. Alcuni si ricordano la TV, ne parlano con nostalgia quando chiacchierano tra loro.
Era un’attività normale. Come leggere o fare esercizio. Come dormire la notte.
Qui non esistono notte e giorno, ma soltanto buio e luci accese. Contiamo i mesi, ma potremmo esserci sbagliati. Nessuno è intenzionato a fare amicizia, pare proprio che non ne valga la pena. Con un paio di loro magari si va più d’accordo per via di ricordi in comune, ma non si tratta di amici. La sensibilità è scomparsa, mentre cordialità ed educazione si sono fatte abitudini.
Il Solitario no. Per lui non si tratta di trovare le persone giuste ma di conservare l’unicità della propria condizione di isolamento. Come se tutti i fili che lo legavano al resto di noi fossero stati recisi di netto in quei mesi di reclusione totale. Le sue crisi diventano più frequenti, le parole gridate nel buio divengono urla. Diminuiscono il tedio generale ma stanno ammantando tutti noi di velata disperazione. I modi per esprimerla sono sempre diversi, serpeggiano sotto forma di piccole vergogne non dette mentre aleggia l’inquietudine in attesa della prossima crisi.
“Di nuovo soli non era meglio?” riecheggia la frase gridata tra gli angoli retti dei corridoi. 

mercoledì 1 agosto 2018

2 - 4 Famiglie Provvisorie


Famiglie provvisorie.

“Chi non smette mai di pensare troppo finirà in isolamento”  è scritto sulla porta con le sbarre.
A parte i soliti problemi economici soltanto in parte accantonati, non ci sono state occasioni per valutare il nuovo corso intrapreso dalla Direzione Centrale.
Esiste davvero una catena di eventi?
L’ultima reclusione in fondo non è andata poi così male. O forse sì?
Il nervosismo generale è sfociato in litigi, tra occasionali capannelli di protesta per delle stupidaggini. Sabato sera poi, nessuno ha spiccicato parola in sala ricreazione. In cortile non va meglio. L’ora d’aria sembra infinita.
Ma pensiamoci su.

TESI: rapporti troppo umani generano aperture che preoccupano la Direzione. Presto o tardi saranno presi provvedimenti. Esagero? Assumere il solito tono di scuse remissive sottintese permette di sgusciare tra le maglie della Rete di Controllo, ma i risultati sono sempre più altalenanti.

ANTITESI: il gioco dello sguardo si fa in due. La ragazza nel cellulare teneva lo sguardo abbassato durante il viaggio di ritorno dalla Prigione N. Ogni volta che incrociavamo gli occhi desiderava sparire. Il misero aspetto che sfoggiavo quel giorno mi fece vergognare. Si può sporcare un’idea per mezzo della vista? Per questa ragione qui è sempre tutto buio?

COROLLARIO: la pretenziosità non suscita la degna considerazione che ci si attenderebbe. Disteso sul fondo sta chi è ignorato sempre. Teso fino allo spasimo chi invece si sforza di passare inosservato.

SINTESI (ovvero CONCLUSIONE): chi si agita crea dei guai.

Arroganza e ignavia spiccano come finte qualità tra i compagni di cella animati dal fervore della fame. Alcuni traggono soddisfazione dalle lettere che scrivono e presto spediranno, altri da quelle che ricevono. Certi le MANGIANO: masticano con pigra indolenza la carta appallottolata intrisa di inchiostro vero. Non sanno che è cellulosa?
 La ragazza trasferita alza lo sguardo solo per far vedere che ha tanta paura, forse ha voglia di piangere ma non lo fa. Ma per oggi basta così. Presto l’isolamento finirà. 

venerdì 20 luglio 2018

2 - 3 Materialismo


Materialismo

Tiriamo le somme.
Una riflessione forzata somiglia ai lavori forzati che ci impongono di tanto in tanto.
Cosa abbiamo ottenuto negli ultimi giorni se non fantasticare sulle relazioni con l’Esterno?
Non va bene.
Qui mi rendo conto appena di quanto sia facile vanificare mesi di sforzi e di tentativi per un lavoro che non porta alcun risultato.
 “Lavorate su voi stessi”.
 “Lavorate la terra”.
“Lavorate di più”.
Sempre lo stesso mantra ripetuto dalla Capo-squadra. Mi ronza nelle orecchie anche di notte, fino a che non giunge il sonno ristoratore. Quando giunge.
Dieci giorni. Soltanto dieci giorni senza eventi, senza fughe e procediamo avviliti con gli scavi.
Spiriti stanchi che trascinano attrezzi consumati, che si conoscono appena. L’umore è tetro.
Mentre è probabile che fino a sette, otto mesi fa mi sarebbero passati sopra, oggigiorno si fa a gara a chi più ignora. In un certo qual senso, potrebbe forse trattarsi di un lieve miglioramento rispetto al blocco precedente.
Temo però di aver perso un po’ di vista l’obiettivo iniziale. Forse nemmeno il Direttore sa davvero cosa cerchiamo. E’ già capitato di lasciare un progetto a metà mentre eravamo sul punto di ottenere dei risultati. Poi la galleria crollava.
Ma stavolta non dipende da noi, non direttamente. C’è confusione, distrazione… e quel ronzìo. Quello strano brusìo di sottofondo, lontanissimo ma sempre presente.  Pian piano cresce. Cambia.
Per me si tratta di pericolo incombente. Come facciamo a recuperare terreno? Gli altri sono scoraggiati, forse è una conseguenza dello stress accumulato qui sotto.
Continuiamo a scavare. Scaviamo. Non so se le cose si risolveranno ma continuo a scavare. Scavo.
Un’intera galleria densa di paura di fallire. Continuiamo a fallire. Falliamo.

mercoledì 4 luglio 2018

2 - 2 Ogni 4 luglio


Ogni 4 luglio

Si avvicina la doppia rivoluzione d’estate, fatta di fuochi d’artificio. Il cielo trema di luci colorate.
La notte non è perfetta ma diventa ogni giorno più normale, più vera. Desiderabile.
Il fabbro prigioniero  sta per scolpire l’ultimo cuoricino d’oro. Scolpire una pepita d’oro non avrebbe senso, altrimenti. L’oro si fonde, si modella. Le pietre sì, vanno scolpite. Cuori di pietra? Se ne vedono.
Ma laggiù in fondo, nell’ombra in fondo al corridoio col neon bruciato, è sempre là che aspetta l’entità senza nome. Si insidia negli angoli, si fa desiderare. Alcuni dei reclusi giurano di averla vista di sfuggita, anche se solo per un instante con la coda dell’occhio. C’è.
Tutti la incontreranno, un giorno.


Venerdì l’ho rivista. Non ha salutato. Non lo fa mai. Ma era ancora più cupa di quanto ricordassi. Dicono che rivederla porti sfortuna. E solipsismo. E commiserazione.
Il fabbro ha terminato il suo piccolo lavoro. Senza microfusione. Nessun anello.
Soltanto quel cuoricino striminzito color giallo brillante, così piccolo ma così pesante. Devo rubarglielo. E’ mio. Sarà mio.
Rubarlo sarà un piccolo peccato per una grande ricompensa.

mercoledì 20 giugno 2018

2 - 1 Qualcosa


2 – 1
Qualcosa
Qualcosa non va?
Il senso della vista. Si avvicina le festa e non ci vedo.
Il sangue che pulsa nelle vene fa tremare le palpebre, socchiudere gli occhi, asciugare le lacrime. Secca il sacco lacrimale per l’irritazione e lo sfregamento. Cerca sollievo.
Una vista così perfetta non c’è mai stata, luccicante di luce aurea sul volto assente di quella povera cieca. Smarrita, paziente, assorta, contemplativa, in attesa.
In attesa di cosa? Che aspetta?
Nell’ombra, qualcosa sussurra. Insidia dei pensieri, desidera strisciare. Senza luce.

2 - 0


2 – 0
 La Nuova Stagione

Ci sono volte in cui il coltello non ha manico, ma due estremità affilate e appuntite: due lame.
 Anzi, a volte non è nemmeno un coltello ma un coccio di vetro frastagliato che non si può impugnare. Comunque lo si prenda, ti taglia in profondità.

martedì 15 maggio 2018

Lo Stato dell'Arte


NOTE SPARSE per una BREVE RIFLESSIONE sullo STATO dell’ARTE

Cuneo, 19 novembre 2008

Il Passato è passato. [cit. NN]

Ce l’ho fatta, anche se stento ancora a crederci!

Mi è tornato un pallido barlume di lucidità creativa, quindi ecco il  primo e spero non unico, modesto risultato. Ma incominciamo:
 Dopo il sopralluogo alla Biennale, ho finalmente messo a fuoco l’impressione. Confrontando l’esperienza recente alle visite estive nei musei di Colonia e in particolare a quello dedicato all’arte moderna, mi viene quasi spontaneo notare un terribile, implacabile livellamento delle idee che sono sempre più povere perché sempre più numerose.
Mi spiego meglio: da che l’arte è stata portata per gradi fino allo stato di oggetto misterioso privo di una precisa funzione se non di appagare chi lo contempla quale prodotto/non-prodotto, essa ha concluso ogni evoluzione.
Siamo perciò alfine giunti all’apice della parabola, ossia l’opposto del grado zero. Detto opposto in mancanza di un termine più adeguato è fin troppo assimilabile al “fondo del barile”.
Dico ciò dopo aver ponderato a lungo sulle impressioni ricevute dalla sola visione e sì, mi sono limitato al solo senso della vista nonostante l’aspetto cosiddetto (abusato?) materico di gran parte delle opere create invitasse al tatto.
Ed ecco dunque il vuoto.
Milleottocento opere da oltre sessanta paesi nel mondo: una galassia variegata di forme, contenuti, materiali, colori, persino suoni per una lunghissima sfilata sfilacciata di citazioni bizzarre colte dal passato E dal presente. L’omaggio/plagio reiterato a Lucio Fontana; serie di ritratti-fotografia come pupilli di un Andy Warhol assurto a nume tutelare. Mi fermo a questi due esempi di cui ho lucida memoria e nessun dubbio di attribuzione, ma di sicuro ve n’erano molti altri, intervallati e mescolati a composizioni di un impenetrabile ermetismo autoreferenziale.
Ebbene, la varietà è tanta e tale da ricondurre a un senso di unità, come una nota vibrante che l’avvolge: arte priva di mordente, congelata in un perenne stato di pacata rassegnazione di fronte all’ineluttabile morte dell’Arte vera. E’ come contemplare un deserto sabbioso concentrandosi dapprima sul granello, poi sulla duna che li raduna, infine sul mare di rena che si estende fin oltre l’orizzonte. Infiniti minuscoli frammenti incastrati a comporre una desolata distesa priva di vita. 
L’arte imita la natura anche nel caos, inteso quale monotona massa informe nella propria perpetua mutazione, infine tendente a una quiete gelida. Radiazione fredda.
Dov’è allora la chiave di lettura, il punto di perno dell’analisi?
Persa la committenza, priva di fruibilità popolare nell’accezione più volgare del termine l’Arte semplicemente NON è.
Una volta spogliata di tutte le funzioni che ne permisero un sempre proficuo riadattamento nel corso dei secoli fino al Novecento, ha cessato di vivere.
Non c’è efficace differenza tra i risultati raggiunti da correnti e avanguardie “diverse” fin dal primo atto di decontestualizzazione operato da Marcel Duchamp ormai più di un secolo fa.
Questo modo testardo di essere originali ma criptici ad ogni costo rende quasi tutte le mostre alla stregua di noiose sarabande colorate.
Di rimando, essa ha rilanciato l’economia artistica, per mezzo della rete di gallerie che impongono prezzi da capogiro per lotti di cui ancora nessuno sa nulla, se escludiamo i salotti e i circoli di appassionati. Molti investimenti sono a perdere, richiamano curiosità ma anche dei (nemmeno troppo azzardati) parallelismi con l’attuale situazione economica mondiale.
L’amalgama di elementi così diversi assomiglia a un enorme pentolone ribollente dal contenuto così infuso di sapori contrastanti da rendere insensibile ogni palato e in cui emergono a galleggiare isolate per pochi momenti rare perle di reale creatività, gemme che poi ricadono sul fondo bruciacchiato. 
Chi è d’accordo? Il dibattito è aperto.
Post Scriptum: La disposizione dei percorsi espositivi ordita da certi assessori e curatori in un certo senso va lodata, diversamente dalla politica dei prezzi al rialzo che andrebbe invece calmierata in qualche misura anche se questo andrebbe a discapito dei collezionisti. Ma esiste una terza via, non certo nuova: ripetere l’esperienza livellante operata dal Bauhaus Gruppe tra le due guerre mondiali.
 Del resto se su milleottocento opere esposte me ne è rimasta impressa nella mente soltanto una, che mi ricordo ancora bene, per me ciò significa che era la più importante della mostra. Ma se così non fosse stato anche per la maggior parte degli altri visitatori? L’edizione di Artissima 2002 mi suscitò un’impressione molto simile a questa. Quindi non può esserci vera evoluzione a prescindere dall’introduzione di nuove tecniche. L’unione interdisciplinare tra arti e scienze applicate ad oggi fornisce o quanto meno incanala verso i risultati più promettenti nella speranza di una rinascita. L’ennesima.