martedì 2 luglio 2019

4 - 4 Subterranea


Subterranea

Sono ancora qui.
Inavvicinabile ma presente, tengo fede al mio impegno di ignorare i consigli di chi è sempre pronto a elargirne. Il mondo là fuori sarà lo stesso teatro dell’Assurdo di come l’avevo lasciato?
Qui sotto la verità è merce rara.
Lontani nel tempo E nello spazio abbiamo una fortuna insperata: i vecchi, controversi rapporti non corrono alcun rischio di rovinarsi finché rimarremo confinato entro queste grotte.
Il passato che era scritto è stato cancellato, i confidenti abbandonati nell’ufficialità di una delega firmata dal Direttore. E’ sua facoltà stabilire chi può avere contatti con l’eterno e chi no ma sono in pochi ad approfittare della possibilità loro concessa.
Rarefazione e e rinuncia. L’occupante della cella vicino alla mia ripete instancabile: “posso decidere chi ascoltare e chi no, precludermi ogni emancipazione, allontanarmi quanto voglio. Posso scegliere di rimanere solo. Posso fare tutto! Sono libero.”
E io? Stufo dei consigli elargitimi, fuggo il cappio della giustizia sommaria, invadente, cieca e spietata che vige oltre i cancelli. Ma di qui in poi cominciano i dubbi. Una volta cancellato il passato quale incerto futuro attende coloro che scelgono di varcarli? Nessuno è mai tornato indietro. Nessuno.
Io qui sono soddisfatto, ma non vale per tutti. C’è quello là in fondo, nella cella buia, che vive di nausea, prova l’angoscia, oscilla tra la noia e il dolore, cerca sollievo dalla disperazione immanente. Ripete che il suo destino è già scritto. Ma si sbaglia.
Che dire degli altri? L’artista senza tela ha grattato le pareti del suo spazio con un chiodo arrugginito per tracciare  l’abbozzo della sua versione del Giudizio. Nessuno l’ha mai visto ma costui sostiene di aver completato il suo capolavoro più autentico.
Laggiù, in cima alla scalinata, passeggia il filosofo. Avanti e indietro, senza posa. Lo aiuta a pensare, dice. Ci spiega cosa pensa, a tutti noi. Qualche volta mi fermo ad ascoltarlo, cercando di imparare. Ecco la sua lezione preferita: “Non sono niente. Noi non siamo niente. Voi non siete niente. Penso dunque esisto ma non per questo sono. Non pregate. Non serve. Non riflettete. Non amate. La vita qui nella Caverna proietta l’ombra delle idee, ma non possiamo vederle. Qui muore l’identità umana mentre la vita va avanti nella linea del Tempo FUORI dalla Caverna. L’Eterno e il finito sono in contatto e noi facciamo da tramite. Vedete? Nulla si trasforma, ma perde d’identità. Rammentatelo.”
Come dargli torto? Qui sotto non c’è più nulla da chiarire. Le luci si affievoliscono, le ombre svaniscono, i nomi vengono in fretta dimenticati, le identità scompaiono. Chi siamo? Chi eravamo? Nessuno lo sa.