sabato 5 aprile 2014

1 - 7 Allo specchio

Allo specchio


N, 1 dicembre

Lo specchio ovale di peltro lucidato è murato alla parete della cella. Resisterà?

 Anche oggi mi sento proprio un anatroccolo, che purtroppo non scoprirà mai di essere in realtà un bel cigno. Ecco la verità nuda e cruda: un brusco rimescolio di odii, false passioni, squallore, crucci ed errori. Nulla per cui valga la pena tentare ancora la fuga. L’abbruttimento di questo putrido corpo non mio si associa all’immagine riflessa nella parete lucida. All’inizio pensavo fosse un trucco, una di quelle finestre-spia usate nelle stanze degli interrogatori. Ma è difficile che sia davvero così. Nel corso delle ore del “buio” quando restano accese soltanto le luci blu, sento il mio vicino di cella lamentarsi, gemere. Se si tratta di una registrazione, allora i miei aguzzini sanno il fatto loro, dato che è diversa ogni volta.
 Torno a fissare la mia immagine riflessa. Le cicatrici grandi che percorrono le guance e la fronte sono asimmetriche. Gli scienziati hanno tirato troppo i punti, me lo ricordo bene.
 Il Dr. V mi ha promesso compagnia, che comincerò a ricevere visite.
 “Inizieremo con una cavia, bionda, molto bella ma un po’ selvatica”, ha detto.
Non vedo l’ora. Il processo di riconfigurazione non ha spento la mia libido, era solo addormentata. Inoltre, se dovessi tirarmi indietro farei una figura barbina.
 Toccare, stringere; dovrò essere prudente perché la sensibilità non è ancora tornata. Mi vergognerei molto se dovessi spezzarle la schiena inavvertitamente già al primo colloquio.
 Conto i giorni per quanto possibile, per mezzo di tacche sulla spondiera del letto: una per ogni ciclo di sonno, perciò se ho fatto bene i calcoli mi trovo qui da quasi un anno a partire dal risveglio.
 Nessun parente è venuto a cercarmi, non ricevo lettere.
Non ho più un nome. Chi sono io?
Il volto riflesso nello specchio ha un che di familiare, ma non dovrebbe essere il mio. Eppure è lì, di fronte a me. Tratti grossolani, mento squadrato e denti nuovi. Tra i segni particolari le pupille diverse tra loro e così grandi; me le dovrei ricordare. Invece, nulla.
Anzi, mi viene in mente un nome che non è il mio, di ciò sono sicuro: Graz. Chi era? Si ricorderà di me?


 Il ciclo diurno è terminato. Le luci al neon si spengono e si accende la lampada blu di emergenza.