martedì 21 gennaio 2020

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Oggi come ieri si prospetta una giornata infruttuosa, il che non è strano.
Sono stato molto stanco fin dalla mattina e non ho combinato nulla, ma del resto non c’è da stupirsene. Tra le mura grigie di una cella le prospettive sono poche.
Tutto cominciò per gioco in un tripudio di fiducia e di aspettative andate deluse dal momento in cui divenne chiaro che avevo perso la sfida. Lo rimpiango.  Non lo rimpiango.
Non si capisce nulla, vero? Abbandonarsi all’abbandono per chiudere con il mondo esterno, accettare di entrare in una scatola senza uscita, come un cassetto chiuso con quattro mandate.
Non c’è nient’altro. Nessun futuro. Prese di posizione differenti, punti di vita alternativi, l’eterno ritorno dell’uomo che detta legge ma non la rispetta avanzeranno pretese man mano con l’età ma senza modificare il patto. Qui tutto è buio intriso di libertà sussurrate.
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Niente che valga la pena di ricordare.

lunedì 6 gennaio 2020

Senza Titolo


SENZA TITOLO

Questa mattina sono stato assalito da una sgradevole sensazione di impotenza.
Mi sono reso conto di certi bruschi problemi di comunicazione tra le persone e mi sono anche vergognato per la mancanza di coraggio e per l’indolenza che ci hanno colpiti con insistenza persino quaggiù.
Ho ricevuto la posta e c’era un invito. Una nota allegra nel grigiore della prigione. Sono forse così assuefatto da non notarlo più? E’ inutile.
Fuori tutti avranno tante cose da fare, compiti da terminare, azioni da svolgere. Ma qui no.
Ci limitiamo a immaginare il trascorrere del Tempo. A sentirlo. La necessità del contatto svanisce presto dopo l’isolamento. Nessuno si è fatto degli amici.
Meglio lasciar perdere le corrispondenze con il mondo esterno. Anch’esso progetta sempre meno. Pochi futuri si intersecano, sempre meno numerosi e più moderati. Come priorità di qualcun altro, così nessuno è felice e non fa nulla.