lunedì 30 settembre 2019

4 - 5 In Memoria


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“And I thank you for bringing me here…”
Depeche Mode “Home”

Ancora più insopportabile. Questa sera mi è salita la Nausea, mescolata a un disperato autentico bisogno di novità.

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Ho peccato di presunzione d’innocenza. Letta la sentenza ho creduto di riscontrare analogie tra la vicenda del condannato e la mia storia. Un sistema di corrispondenze nascoste ma rivelatrici generato ad hoc per incastrarci. Forse potrebbe cavarcene qualcosa di concreto il mio avvocato, non certo io che sono intrappolato qui sotto. Tuttavia per non perderne il ricordo ho cominciato a registrare su carta ogni dettaglio, comprese le immagini forti.
 Purtroppo sono sprovvisto del materiale necessario per operare: uso il retro di vecchie lettere lasciate abbandonate dal precedente “ospite” della cella, un chiodo spuntato e gocce di sangue.
Ho l’essenziale.
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Ciò che aggiungerò sarà un di più. Sarà troppo.
Il suo cammino si è concluso. La morte è sopraggiunta da tempo.
Non tutta insieme. Sfogliata nei suoi diversi strati dal più tenue fino all’ultimo patinatissimo velo nero.
Sociale. La libertà sottratta e la memoria cancellata. Nessun documento né legame.
Culturale. Negata la scelta di pensare, istruirsi e imparare non restano che le domande.
Logica. Nessuno sa nulla di come sia potuto accadere così tanto in quest’ordine in un tempo così breve.
Mentale. La perdita di sé può essere letale per alcuni che lasciano indietro il corpo a giacere al buio da solo.
Muscolare. Cibo scarso e inadatto, acqua sporca e infermeria carente. Letti obliqui in camere insalubri. La tosse e l’apatia.
Alla fine non c’è più nulla se non le contaminazioni. Le variazioni.
Ma perché? Il tempo qui ci annulla, decodifica e appiattisce. Non c’è scampo.
Nessuna dignità. L’abbiamo perduta insieme al nostro nome e agli effetti personali.
“Vi verranno riconsegnati al termine dello sconto di pena”.
Era il fascino del nuovo che accantona l’antico, familiare lascito in cambio dell’ignoto inintelligibile e onnipresente al di là del muro. Perduto esso, è giunta la paura. Essi sono simili a noi, prigionieri come noi. Come loro. Come gli altri.
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Sragiono. Il paradosso è l’unica via di fuga.
Quel figlio illegittimo dell’Assurdo ci permette di non mediare. Di non capire. Il paradosso ci salverà. Forse l’ha già fatto.
Senza di esso sarei perduto come il precedente inquilino. Ringrazio l’altro condannato per avermelo prestato. Tutto ciò è molto bello oggi. In fondo chi aveva ragione? I giudici? Lui?
L’hanno mandato qui come hanno fatto con me. Senza prove, soltanto indizi di colpevolezza. Prima di me un altro processo. Tra le righe della sentenza intrisa di amarezza si legge forse di quel paradosso che nessuno ha percepito come tale: quell’uomo era innocente. Non così io. Due volti per un destino comune. Sono dunque fortunato in quanto colpevole? Davvero c’è giustizia a questo mondo? La coerenza non è mai stata il suo forte, ma la presunzione sì.

mercoledì 4 settembre 2019

QUANDO MANCA LA CORRENTE

 Oggi nessun post letterario, non ho messo in ordine i frammenti da pubblicare anche se sta per scadere la registrazione del dominio che sarà comunque rinnovata in automatico. Non mi rivolgerò spesso in modo così diretto a chi legge (ma c'è qualcuno là fuori?) quindi la prova non è che una riconferma della mia volontà di proseguire sulla strada della creatività attraverso l'alfabeto comprensivo di punteggiatura, idee e poco altro.
 Il fatto che Alan Moore abbia deciso di fare la stessa cosa da una parte mi conforta; certo, scrivere in lingua inglese è avere gioco facile rispetto all'uso della nostra, della mia lingua ITALIANA. Ma è troppo bella per abbandonarla così su due piedi.
Immaginare di tradurre scritti non troppo faticosamente accumulati in più di venticinque anni di velleità come un novello Novalis non sarebbe nemmeno troppo difficile ma basta una piccola prova per capire subito che non funzionerebbe. Perchè? Spiego.

Il mio metodo personale consiste nel riscrivere su PC le pagine vergate a mano su vecchi quaderni usati a metà per mezzo di carta e penna, con qualche rara aggiunta di foglietti volanti atti a catturare al volo il guizzo del momento. Ebbene, su questi ultimi appunto anche parole, motti, frasi smozzicate in INGLESE, quando suonano bene. Il percorso inverso invece è quantomeno infelice quanto a risultati. Per esempio:

ORAL SEX 
RAZOR VAGINA
BLOODY TONGUE WORKERS

Sono titoli di canzoni dark rock? No. Intuizioni, sprazzi di suoni rapidi come schegge. Tradurle toglie senso e veemenza e accresce il tedio di chi legge nonostante la scabrosità intrinseca delle parole indagate.
Tutto chiaro? No? Non fa niente.