lunedì 27 luglio 2015

1 - 8 Mattina

Mattina

Per quaranta giorni e quaranta notti, decretò, avrebbe sospirato di letizia. Dolci, languidi abbracci di gioventù colmi dell’ingenuità di una qualunque ragazzina, turbata dal futuro per paura che non accada nulla.
Come mai? L’illuso, presuntuoso, egocentrico bastardo la insegue giorno e notte. Gentile, a volte.
Pochi gesti male interpretati diedero inizio alla caccia segreta. Il cuore della fanciulla triste si colmò di speranze vane, mescolate all’abitudine di fuga della preda. E’ grave, pesante, continua.
Sciolti i legami ogni mattina al sorgere del sole attende che la grata si sollevi. Il cigolio dei perni, la base di cemento che vibra e il filo di luce passante attraverso lo spioncino sono i segnali convenuti. Il primo gesto è il primo passo, seguito da un altro e poi un altro. Cammina in principio, poi corre mentre il cuore batte più forte e le ombre si susseguono veloci quasi a scandire il ritmo.
Fuori batte il sole, lo sa. Ma la vera inquietudine si nasconde nella monotonia del percorso: un contorto sentiero di cemento tra angoli retti e luci al neon, senza porte ne scale ne gradini. Corre e corre, un vano dopo l’altro, con l’eco del battere dei tacchi a ricordarle l’urgenza della fuga.
Sosta.
Acqua e cibo sul tavolino apparecchiato. La fame e la sete minacciano di aumentare fino allo spasimo il senso di groppo allo stomaco della giovane atleta.
Ricomincia la caccia. Poco lontano, riecheggiano i tonfi degli stivali duri del suo aguzzino. Rapidi, precisi. Lo scatto metallico della serratura è l’incubo ricorrente di questa settimana. Dov’è la porta? Dove? La speranza cede, sostituita dalla paura. Arriva all’improvviso. Vorrebbe gridare, ma l’urlo le si secca in gola, meno tenace dello squittio del topo.
Presa. Finito. Il cacciatore vince, la palpebra cala e torna il buio.

Domani. Domani un’altra corsa, sempre in cerca della via di fuga.