lunedì 28 gennaio 2019


LETTO 7991442

La vita fa schifo.
O meglio, la MIA vita fa schifo.
Niente lavoro, niente soldi.
Però con così tanto tempo libero nel corso della giornata non ho di che lamentarmi.
Il fatto è che a venti anni forse dovrei essere più tranquillo, invece RESTO apatico, quasi del tutto privo di passioni  e di reale interesse per qualcosa.
Mi rifugio nella lettura, nella creazione di nuove storie  e soprattutto nel conforto orizzontale del mio letto freddo. Letto e riletto.
E’ davvero questo che voglio nella vita?
Purtroppo, sì.
La paura che la mia attuale condizione cambi in modo repentino è angosciante.
Paura di fallire, di venire costretto da un distorto senso del dovere a fare cose per cui non provo il minimo interesse.
Sto rifiutando un’altra volta i risultati sempre più scarsi e insignificanti che avevo ottenuto dopo che mi ero convinto a reagire un po’ di mesi fa, appena dopo la cattura.
Prendevo le distanze da chi mi circonda: familiari, conoscenti, amici, ragazze, vicini.
Sono rimasti solamente gli altri prigionieri della Struttura.
Mi piacerebbe trovare qui la vera solitudine. Allora non dovrei più temere nulla.
Ma è troppo difficile e credo di non essere ancora pronto.
Almeno mi resta il letto. Aveva ragione Marcel Proust: sotto le coperte è possibile trasformare la sofferenza, scomporla in elementi diversi e magari trarne ispirazione.
Invece secondo S. A. Kierkegaard vivere un’esistenza di Poeta è triste.
Sono d’accordo, eppure provarci qui significherebbe peccare di presunzione.
Allora attendo laggiù tra le lenzuola grigie su delle molle sconnesse  nascoste nel vecchio materasso straziato. Gracchiano nel buio, unico compagno notturno sempre lontano dagli occhi delle guardie.
Quanta potenzialità rimane inespressa in una insonne notte orizzontale?
La fantasia che corre senza freni, pericolosa e imprevedibile. Crudele realismo tra le pieghe sussurrate di un’utopia sfuggente; sogni di giustizia e cedimento verso piaceri rifiutati in cambio di supplizi e atti di dolore.
Sarebbe Amore o Morte? Non sia mai: soltanto amore fuori ma qui solo dolore.
La Morte non è per noi umani. Quel Dio che nessuno vede non la concede.
In nessun caso.

martedì 15 gennaio 2019

BALLA!


BALLA!

Sembrava un altro ballo mascherato. Invece si va in guerra.
Ma questo cosa c’entra?
Dicono tutti che parlo troppo ma hanno ragione. Come farei altrimenti a espormi? Indifeso. Debole. Testardo. Un sguardo che fa crollare i muri ma non convince.
Sacrificio, perdita e capitolazione sono a un passo dalla vittoria. Spesso la posta in gioco non ne vale la pena.
E io? Anche quando ci tengo, li lascio perdere. Faccio così. Rinuncia e resa in offerta.
“Ma che bravo!” gridano dagli spalti. A me invece viene da pensare “che stupido!” mentre la cera persa cola in terra per lasciare tutto lo spazio al bronzo, che se lo merita. Terzo classificato. 
La forza di combattere la trovo. Il rischio di battagliare contro l’altro me stesso include però l’ingresso in scena per l’ultimo spettacolo e la maschera deve essere rimasta lì, da qualche parte. Escluso alla prima tornata, ripescato a sorteggio. Una batosta alla volta senza mai perdere il posto per lo scontro successivo ed eccoci in finale.
L’arena è grande. Sdegno e Solitudine saranno gli arbitri di questo scontro inaccessibile senza biglietto.
La maschera oggettiva che porta il mirmillone è migliore del volta ivi celato: meschina ignava, ipocrita espressione di cattiveria e intolleranza. Insignificante in battaglia quell’espressione torva, ma molto difficile da riprodurre. Molto, molto difficile.
La sicurezza di sé comporta la caduta delle maschere.