venerdì 22 marzo 2019

4 - 3 Nessuno


Nessuno

Passeggiato.
Letto libro.
Piazza.
Panchina.
Bello.
Ricordo.
Recuperata parte della perduta sensibilità non ci importa più del resto. Per quanto ci sforziamo non è possibile interrompere l’isolamento qui dall’interno: 
le sbarre sono troppo spesse, ci sono troppe guardie, non c’è abbastanza luce e non filtra rumore alcuno.
Non ci importa di nessuno, eppure io so che ne verrà qualcosa di buono. Me lo sento nelle ossa anche se non posso esserne certo.
Questo moto costante di oscillazione tra noia e bisogno, tra l’ansia e l’attesa, tra smania e dolore a cui nessuno sfugge qui è legge di natura. Nessuno sfugge. Nessuno fugge.
Lo spazio che non possiamo vedere è ancora e sempre sopra e sotto di noi?
Vuoto. Nero. Infinito, con o senza la sua stolida luna.
Nessuna religione, nessun miracolo, nessun sogno, nessun mistero.
Resta soltanto la Scienza.
Scientia.
Non c’è proprio niente di illogico se persino il caos è imbrigliato da formule matematiche.
Sempre le stesse, così noiose.
Perciò i sentimenti? Provocati da sbalzi chimici corporei controllabili, dicono.
Un’iniezione e non ne resta nulla, secondo l’inserviente in infermeria.
Ma la malinconia non è la cura.

mercoledì 13 marzo 2019

NERO punto Uno punto Dieci


NERO .1.10

Pioveva.
Chi è felice solo quando piove?
Ho indossato i miei soliti abiti neri, messo gli stivali e infilato l’impermeabile, poi ho preso l’ombrello (nero) e sono uscito.
Breve il tragitto. Quando ha smesso di sgocciolare mi sono incamminato verso est, verso i Boschi.
La passeggiata sembrava il modo migliore per raggiungere il mio stato d’animo prediletto.
Descriverlo è molto difficile, occorre esserne partecipi.
E’ splendido contemplare il profilo di case ossessionate nella collina buia e la strada che scintilla e serpeggia mentre gli alberi piangono. Da lontano, i fari dei lampioni perdono la lotta contro la Notte.
Perdono sempre.
Cammino e un vecchio cane bagnato mi accompagna in silenzio. I tacchi echeggiano sull’asfalto luccicante.
Ecco, è in quei momenti che mi sento bene.
Manca qualcosa. Manca qualcuno. Però mi sento bene.
Cos’è l’impossibile?
Passeggio. Rifletto. Queste le condizioni del solitario, come il paesaggio; che aspetta, riflette e si moltiplica.
Se osservati da certi occhi tutti i luoghi si assomigliano:
Providence.
Cross Plains.
Recanati.
Persino questo posto senza nome.
Ho capito, o meglio ho intuito quale postilla vada aggiunta al grande caos che costituisce il Pensiero: nessuno è felice, però ci si avvicina se si regala la possibilità di diventarlo.
La preclusione alla Felicità è frutto dell’errore, quel grande errore che fa confondere i sogni a occhi aperti con l’incubo della realtà, che poi divenne anche il nome della band (Nightmare Dreamer).
Riuscire a tenere separati questi due aspetti garantisce l’unica scappatoia per fuggire l’Assoluto.
Eppure eccomi cui, insoluto e fuggitivo e pronto a errare all’infinito finché non sarò divenuto il mio peggiore anche se piccolo nemico. Tanta considerazione di sé poteva (doveva?)  chiudere un capitolo, ma quando ce ne sarà un altro?  A che scopo?
Non mi va di fare nulla. Non trovo il fuoco del pendolo.
Trovo soltanto le differenze però vorrei non averle notate.