20 Novembre 1996
Il dottor X,
psicologo dell’infermeria presidiaria del comando M, è stata gentile ma ha
sostenuto il colloquio con fermezza e determinazione per tutta la mattinata.
Ha offerto una sola via d’uscita, ma come si
può fare? Una settimana per decidere è troppo poco.
La bestia è rinchiusa sempre più a fondo nella
tana e indurla a cominciare o a rifiutare qualsiasi cosa è un compito davvero
arduo. Solido e inaccessibile, il
rifugio che va costruendosi ha pareti sempre più spesse.
Io, invece, non ho fiatato, ma più tardi nel
pomeriggio camminavo alla solita maniera, isolato e a tratti quasi di corsa,
solo per poi rallentare d’improvviso preso dalla mie riflessioni sul comportamento
della bestia.
Accettare così su due piedi di certo non
sarebbe consigliabile, ma il dottor X insiste sull’incapacità di migliorare e
di lavorarci su da parte di una creatura del genere. Io darò la mia fiducia e
tutto il mio apporto. Ci impegneremo.
[ … Non posso farlo, non posso fidarmi. Non
conosco questi esseri. Riporre fiducia in due sconosciuti, no. E’ già accaduto
in passato, perciò non potrà finire peggio di allora. Chi sono costoro? Che
cosa vogliono da me? Paiono affezionati l’uno verso l’altra, coinvolti in un
gioco dalla natura a me oscura. Vorrebbero mantenere il contatto ancora più a
lungo, ma non li lascerò entrare. Eppure non sono pronto per affrontare
l’ennesima battaglia, che secondo X e M non posso vincere. Ma che ne sanno costoro?
Francamente, appena avrò terminato i materiali da costruzione disponibili,
dovrò per forza attingerne di nuovi. Non è rimasto molto da plasmare, ma da
questi due esemplari conto di ricavare abbastanza carne da saldare almeno gli
interstizi dell’ala ovest…]
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