Subterranea
Sono ancora qui.
Inavvicinabile ma presente, tengo fede al mio impegno di
ignorare i consigli di chi è sempre pronto a elargirne. Il mondo là fuori sarà
lo stesso teatro dell’Assurdo di come l’avevo lasciato?
Qui sotto la verità è merce rara.
Lontani nel tempo E nello spazio abbiamo una fortuna
insperata: i vecchi, controversi rapporti non corrono alcun rischio di
rovinarsi finché rimarremo confinato entro queste grotte.
Il passato che era scritto è stato cancellato, i confidenti
abbandonati nell’ufficialità di una delega firmata dal Direttore. E’ sua
facoltà stabilire chi può avere contatti con l’eterno e chi no ma sono in pochi
ad approfittare della possibilità loro concessa.
Rarefazione e e rinuncia. L’occupante della cella vicino alla
mia ripete instancabile: “posso decidere chi ascoltare e chi no, precludermi
ogni emancipazione, allontanarmi quanto voglio. Posso scegliere di rimanere
solo. Posso fare tutto! Sono libero.”
E io? Stufo dei consigli elargitimi, fuggo il cappio della
giustizia sommaria, invadente, cieca e spietata che vige oltre i cancelli. Ma
di qui in poi cominciano i dubbi. Una volta cancellato il passato quale incerto
futuro attende coloro che scelgono di varcarli? Nessuno è mai tornato indietro.
Nessuno.
Io qui sono soddisfatto, ma non vale per tutti. C’è quello là
in fondo, nella cella buia, che vive di nausea, prova l’angoscia, oscilla tra
la noia e il dolore, cerca sollievo dalla disperazione immanente. Ripete che il
suo destino è già scritto. Ma si sbaglia.
Che dire degli altri? L’artista senza tela ha grattato le
pareti del suo spazio con un chiodo arrugginito per tracciare l’abbozzo della sua versione del Giudizio.
Nessuno l’ha mai visto ma costui sostiene di aver completato il suo capolavoro
più autentico.
Laggiù, in cima alla scalinata, passeggia il filosofo. Avanti
e indietro, senza posa. Lo aiuta a pensare, dice. Ci spiega cosa pensa, a tutti
noi. Qualche volta mi fermo ad ascoltarlo, cercando di imparare. Ecco la sua
lezione preferita: “Non sono niente. Noi non siamo niente. Voi non siete
niente. Penso dunque esisto ma non per questo sono. Non pregate. Non serve. Non
riflettete. Non amate. La vita qui nella Caverna proietta l’ombra delle idee,
ma non possiamo vederle. Qui muore l’identità umana mentre la vita va avanti
nella linea del Tempo FUORI dalla Caverna. L’Eterno e il finito sono in
contatto e noi facciamo da tramite. Vedete? Nulla si trasforma, ma perde
d’identità. Rammentatelo.”
Come dargli torto? Qui sotto non c’è più nulla da chiarire.
Le luci si affievoliscono, le ombre svaniscono, i nomi vengono in fretta
dimenticati, le identità scompaiono. Chi siamo? Chi eravamo? Nessuno lo sa.
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