Materialismo
Tiriamo le
somme.
Una
riflessione forzata somiglia ai lavori forzati che ci impongono di tanto in
tanto.
Cosa abbiamo
ottenuto negli ultimi giorni se non fantasticare sulle relazioni con l’Esterno?
Non va bene.
Qui mi rendo
conto appena di quanto sia facile vanificare mesi di sforzi e di tentativi per
un lavoro che non porta alcun risultato.
“Lavorate su voi stessi”.
“Lavorate la terra”.
“Lavorate di
più”.
Sempre lo
stesso mantra ripetuto dalla Capo-squadra. Mi ronza nelle orecchie anche di
notte, fino a che non giunge il sonno ristoratore. Quando giunge.
Dieci
giorni. Soltanto dieci giorni senza eventi, senza fughe e procediamo avviliti
con gli scavi.
Spiriti
stanchi che trascinano attrezzi consumati, che si conoscono appena. L’umore è
tetro.
Mentre è
probabile che fino a sette, otto mesi fa mi sarebbero passati sopra, oggigiorno
si fa a gara a chi più ignora. In un certo qual senso, potrebbe forse trattarsi
di un lieve miglioramento rispetto al blocco precedente.
Temo però di
aver perso un po’ di vista l’obiettivo iniziale. Forse nemmeno il Direttore sa
davvero cosa cerchiamo. E’ già capitato di lasciare un progetto a metà mentre
eravamo sul punto di ottenere dei risultati. Poi la galleria crollava.
Ma stavolta
non dipende da noi, non direttamente. C’è confusione, distrazione… e quel
ronzìo. Quello strano brusìo di sottofondo, lontanissimo ma sempre
presente. Pian piano cresce. Cambia.
Per me si
tratta di pericolo incombente. Come facciamo a recuperare terreno? Gli altri
sono scoraggiati, forse è una conseguenza dello stress accumulato qui sotto.
Continuiamo
a scavare. Scaviamo. Non so se le cose si risolveranno ma continuo a scavare.
Scavo.
Un’intera
galleria densa di paura di fallire. Continuiamo a fallire. Falliamo.
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