79622/0, h 23.32
Qual è il segreto della
pioggia?
Questa notte
ho parlato.
Non avrei dovuto cedere, lo so. Ma mi hanno
mostrato le foto del Cimitero dei Senzanome condite di vaghe allusioni sul
futuro incerto di coloro che, detenuti, si dovessero rivelare poco
collaborativi. E’ una specie di gioco immaginario anche se sono ben consapevole
che la possibilità di vincere la partita è andata perduta nel momento in cui ho
messo piede qui dentro, un passo dietro l’altro di questa danza macabra dal
ritmo incerto.
Le lesioni
multiple, le macchie di sangue, il sesso coatto, il pallore sui volti di chi
non vede un raggio di luce da troppo tempo, i conati di vomito accompagnati da
convulsioni violente e il battito. Quel battito.
Sempre
uguale sempre presente anche quando non incombe. E’ lì in attesa, cadenzato e
implacabile. Quel rintocco notturno senza orologi a scandirne i tempi... finchè poi le
porte si spalancano, irrompono i guardiani e ne trascinano fuori un altro. Fino
al prossimo rintocco.
Ho parlato.
Ho detto loro quel che so, che ho capito che c’entra l’acqua quando scorre nei
tubi e si raccoglie nelle vasche. La pioggia scroscia e tamburella sui vetri,
cola in rigagnoli nel plesso dell’intera
struttura attraverso canali di rame. Lo so. L’ho progettata. Quando sale il
livello, la spinta muove il cardano che fa battere quel rintocco
maledetto. Non ricevono ordini da anni.
E’ soltanto la pioggia che non smette di scendere, a decidere l’ora della
condanna. Piove per un motivo segreto, nero che più nero non si può: è Scienza
Nera.
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