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- Fili Tagliati -
La memoria
tradisce.
Il
miracoloso momento dialettico del paradosso continua a sfuggirmi.
Non ricordo.
Mi sforzo
ogni giorno (notte?) di coglierne l’Essenza, senza successo.
Tuttavia, ho
compreso il valore assoluto del Silenzio. Eccolo là, il paradosso: avvolto di
echi e di silenzi ma solo quando la nausea se ne va.
Sono solo.
Il silenzio
tace mentre l’eco ripete. E’ il momento perfetto per un sentimento notturno.
Riuscire a
intercettare le intuizioni per poi armonizzarne la natura suggestiva in un
quadro definito dalla mia sensibilità sarebbe una base su cui lavorare.
Scrivere,
ecco cos’è. Scriverlo prima di morire.
C’era Franz
che lo trovava affascinante e angoscioso insieme.
Così è anche per me.
Qui sotto
non possiamo pensare in modo chiaro. C’è qualcosa nel cibo. O nell’acqua.
C’è qualcosa
di sbagliato. In quanto prigionieri non abbiamo forse diritti? Gli affetti non
sono consentiti, nemmeno astratti. Vengono incoraggiate le dimenticanze e le
cancellazioni.
Forse
sbaglio ma sento, anzi avverto il Paradosso come il messaggero occulto
dell’Assurdo.
Siamo a
teatro. Siamo marionette e ci hanno tagliato i fili.
Guardiamoci
negli occhi per dirci addio.
“Non
possiamo”.
Chi parla?
Sono solo.
L’amico confidente è il tavolaccio che regge il materasso dove
giaccio scomposto senza più forze. Un manichino abbandonato.
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