Ogni 4 luglio
Si avvicina
la doppia rivoluzione d’estate, fatta di fuochi d’artificio. Il cielo trema di
luci colorate.
La notte non
è perfetta ma diventa ogni giorno più normale, più vera. Desiderabile.
Il fabbro
prigioniero sta per scolpire l’ultimo cuoricino
d’oro. Scolpire una pepita d’oro non avrebbe senso, altrimenti. L’oro si fonde,
si modella. Le pietre sì, vanno scolpite. Cuori di pietra? Se ne vedono.
Ma laggiù in
fondo, nell’ombra in fondo al corridoio col neon bruciato, è sempre là che
aspetta l’entità senza nome. Si insidia negli angoli, si fa desiderare. Alcuni
dei reclusi giurano di averla vista di sfuggita, anche se solo per un instante
con la coda dell’occhio. C’è.
Tutti la incontreranno, un giorno.
Venerdì l’ho
rivista. Non ha salutato. Non lo fa mai. Ma era ancora più cupa di quanto
ricordassi. Dicono che rivederla porti sfortuna. E solipsismo. E
commiserazione.
Il fabbro ha
terminato il suo piccolo lavoro. Senza microfusione. Nessun anello.
Soltanto
quel cuoricino striminzito color giallo brillante, così piccolo ma così
pesante. Devo rubarglielo. E’ mio. Sarà mio.
Rubarlo sarà
un piccolo peccato per una grande ricompensa.
Nessun commento:
Posta un commento