LA VALUTAZIONE SISTEMATICA
E’
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Mai più pagina
BIANCA.
Ventuno anni
sono trascorsi , chiamiamo “post” le note sul diario che non è più segreto.
Non ci avrei mai scommesso. Non ci avrei mai
creduto.
La socialità
che repressa tormentava con le sue difficoltà la mia seppur breve adolescenza
oggi si veicola attraverso simboli colorati; le frasi si sono fatte brevi ma
vanno condivise tra perfetti sconosciute, tenute ferme da ancore digitali fatte
di filmati e fotografie.
L’intimo è caduto, smembrato dal tessuto che
per secoli imponenevano i comandamenti laici del nucleo familiare ormai imploso.
L’intimo non vale più nulla.
Questo
divario impreciso tra il passato prossimo e un prossimo futuro a tutto campo
accresce il solco tra i vivi e i morti, i giovani e gli infermi. Digiuni d’informatica
di base, profani restano e in più tagliati fuori nel migliore dei casi.
“Informiera, mi sento male!” chiameranno dalla
corsia d’ospedale. Ma non è assurdo né sbagliato.
Un averno
avulso, senza firewall di guardia li (ci) attende e chissà quanti se ne saranno
già andati, senza poter tornare.
La Scrittura
automatica?
Le Parole in
libertà?
I Ritagli di
Burroughs?
I Tagli di
Frigidaire?
Tutto masticato,
ma con che difficoltà! Digerito a lungo e spesso anche male. Espulso e seppellito.
Infine,
dimenticato.
O Dio. L’Oblìo.
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