2 – 5
Solitario
Te lo fanno
notare la sera.
Quando il
Solitario aggredisce le persone a parole non appena gli venga mossa una critica
sensata, mentre non reagisce agli insulti immotivati. Invece di rilassarsi, si
carica e imporporisce il viso, pronto a sobbalzare come una bestia ferita.
Penso che dipenda dalla tensione accumulata
nel corso dei mesi trascorsi nel buio dell’isolamento. Il resto di noi non so
cosa pensare.
Ancora la
sera. Alcuni si ricordano la TV, ne parlano con nostalgia quando chiacchierano
tra loro.
Era
un’attività normale. Come leggere o fare esercizio. Come dormire la notte.
Qui non
esistono notte e giorno, ma soltanto buio e luci accese. Contiamo i mesi, ma
potremmo esserci sbagliati. Nessuno è intenzionato a fare amicizia, pare
proprio che non ne valga la pena. Con un paio di loro magari si va più
d’accordo per via di ricordi in comune, ma non si tratta di amici. La
sensibilità è scomparsa, mentre cordialità ed educazione si sono fatte
abitudini.
Il Solitario
no. Per lui non si tratta di trovare le persone giuste ma di conservare
l’unicità della propria condizione di isolamento. Come se tutti i fili che lo
legavano al resto di noi fossero stati recisi di netto in quei mesi di
reclusione totale. Le sue crisi diventano più frequenti, le parole gridate nel
buio divengono urla. Diminuiscono il tedio generale ma stanno ammantando tutti
noi di velata disperazione. I modi per esprimerla sono sempre diversi,
serpeggiano sotto forma di piccole vergogne non dette mentre aleggia
l’inquietudine in attesa della prossima crisi.
“Di nuovo
soli non era meglio?” riecheggia la frase gridata tra gli angoli retti dei
corridoi.
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