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Eccola, la
Nebbia.
Quella di
Jean-Paul somiglia proprio al Labirinto buio. Tanto ricorrente da esser degna
di aggettivi che ne anticipano la densità appiccicosa, è forse la forma più
naturale di un medesimo insieme di suggestioni avvinghiate allo spirito.
Il Labirinto
buio è compiacente, intriso di quell’oscurità che fa gelare dal freddo
lunghissimi percorsi di silenzio ma non è quel silenzio ovattato, melenso e a
tratti ronzante della Nebbia.
Ricorda
piuttosto quel lontano confidente mentre tutto tace dei Diapsalmata di Soren.
Tra tutti i
simboli possibili io scelgo la seguente icona: Aaron non-morto, rannicchiato
nell’angolo piegato male della sua cella scura in posizione fetale, la sua
coscienza sveglia senza essere vigile oppressa nel silenzio. Eccolo, il
Labirinto!
🐮
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