L’ANIMA D’ANNATA
Cod. 79910425
Va male.
Non fa male.
Ci sono!
Non ci sono
molte cose che ci rendono amareggiati quanto una delusione.
Si parte.
Si è parte
di un particolare evento che all’apparenza non ha importanza, tanto da non
meritare la minima attenzione.
Eppure è
come accorgersi che c’è sempre qualcosa che sfugge dallo sguardo d’insieme se
distogliamo lo sguardo da quel particolare, come quando con la coda dell’occhio
pare di scorgere una spia che ci osserva.
Questa sera
cerchiamo di riprenderci dall’apatia battendo con le tazze di peltro contro le
sbarre d’acciaio. E’ un metodo che in passato ha funzionato, forse grazie al ritmo tribale intonato dal
vibrato.
Prima però
ho letto e riletto l’ultima lettera.
Cercavo di
riavere indietro parte delle sensazioni provate alla prima lettura.
Stavolta no.
Ci siamo allontanati. Poi contrastati.
Ancora
quell’inquietudine. Poi l’apatìa. Inquieto e non attivo.
Quando il
tempo dello spirito è troppo lesto, bruciamo le tappe senza sforzo per poi
bloccarci e approdare a un punto morto e poi di nuovo via, in questa ottusa
corsa forsennata.
Scalata mentale.
E’ orribile.
Chi ci
controlla dall’involuzione? Procediamo per errori come in un esperimento come
topi in gabbia. Un peso invisibile ed etereo ci opprime tutti. Fuggiamo
l’Altro.
Rischiamo così
dall’atto della Creazione. Ogni singolo pensiero dà la forma di una realtà
nuova ma dal decorso inevitabile,
malata. Forse per questo anche qui sotto sta dominando la distrazione anziché
la fuga.
Fuggiamo
dall’eterno che è il nostro tempo interiore. Vale per la dannazione O per il
paradiso.
Ma non per
entrambi.
Ma che cos’è
questo lezzo?!
Volute di
fumo aleggiano dalla cella di fianco e viziano l’aria, ma non all’improvviso.
E’ un processo lento, testato. Qualcuno sta bruciando qualcosa. Farà scattare
l’allarme!
Ma non le
nostre anime. Stanno ferme, loro.
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