lunedì 11 febbraio 2019


L’ANIMA D’ANNATA

Cod. 79910425

Va male.
Non fa male.
Ci sono!
Non ci sono molte cose che ci rendono amareggiati quanto una delusione.
Si parte.
Si è parte di un particolare evento che all’apparenza non ha importanza, tanto da non meritare la minima attenzione.
Eppure è come accorgersi che c’è sempre qualcosa che sfugge dallo sguardo d’insieme se distogliamo lo sguardo da quel particolare, come quando con la coda dell’occhio pare di scorgere una spia che ci osserva.
Questa sera cerchiamo di riprenderci dall’apatia battendo con le tazze di peltro contro le sbarre d’acciaio. E’ un metodo che in passato ha funzionato,  forse grazie al ritmo tribale intonato dal vibrato.
Prima però ho letto e riletto l’ultima lettera.
Cercavo di riavere indietro parte delle sensazioni provate alla prima lettura.
Stavolta no. Ci siamo allontanati. Poi contrastati.
Ancora quell’inquietudine. Poi l’apatìa. Inquieto e non attivo.
Quando il tempo dello spirito è troppo lesto, bruciamo le tappe senza sforzo per poi bloccarci e approdare a un punto morto e poi di nuovo via, in questa ottusa corsa forsennata.
Scalata mentale.
E’ orribile.
Chi ci controlla dall’involuzione? Procediamo per errori come in un esperimento come topi in gabbia. Un peso invisibile ed etereo ci opprime tutti. Fuggiamo l’Altro.
Rischiamo così dall’atto della Creazione. Ogni singolo pensiero dà la forma di una realtà nuova ma  dal decorso inevitabile, malata. Forse per questo anche qui sotto sta dominando la distrazione anziché la fuga.
Fuggiamo dall’eterno che è il nostro tempo interiore. Vale per la dannazione O per il paradiso.
Ma non per entrambi.
Ma che cos’è questo lezzo?!
Volute di fumo aleggiano dalla cella di fianco e viziano l’aria, ma non all’improvviso. E’ un processo lento, testato. Qualcuno sta bruciando qualcosa. Farà scattare l’allarme!
Ma non le nostre anime. Stanno ferme, loro.

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