mercoledì 12 agosto 2020

 Hey 💀

Trovate su WATTPAD il mio primo racconto breve completo, che non ripubblico qui a causa della lunghezza eccessiva come singolo post

La notazione per la ricerca è la seguente:

933601506 Oltreconfine

Ho una scorta di storie scritte ancora mai viste da gestire e sto cercando di capire come fare per svolgere al meglio la loro diffusione. 

Nell'attesa buone letture, qualunque testo sfogliate.

R.M.

martedì 21 aprile 2020

ULTIMA NOTTE


ULTIMA NOTTE

Eccomi di nuovo all’ombra dei miei pensieri senza luce.
Medito di interrompere tutto il circuito con l’accetta.
L’attenzione è calata e la nicchia segreta è ben nascosta perciò non la troveranno se non per errore. Per me invece l’errore è esserci. Essere qui e ora.
Dopo il pestaggio di ieri notte il respiro si è fatto pesante, lo stomaco in subbuglio e le costole dolgono. Forse non sono rotte ma soltanto incrinate.
Ecco perché rimugino piani di fuga. Anche se non c’è modo di liberarsi della sensazione originale di essere troppo sporco nell’anima per uscire di qui lasciandomi alle spalle offese e illusioni non sarò più di troppo. Soggiace tuttavia una mezza verità nel sottofondo che nasconde la via di fuga. Il problema non è la prigione ma ciò che accadrà dopo. Non chiedo nulla e nulla otterrò. Mi dimenticheranno? Non finirà bene se mi sbaglio ma per una volta correrò il rischio.
Fuga. Domani.

💀💀💀

E.M.C.

 - FINE DELLA PRIMA PARTE -


martedì 7 aprile 2020

SOGNI NEGATI

SOGNI NEGATI

Un altro sogno, fatto di sprazzi e brandelli. Mio fratello licenziato in tronco che stringeva in pugno la cornetta scollegata o tranciata da un vecchio telefono di rete, non si capisce.
Blaterava qualcosa sull’ingiustizia e sull’indipendenza muovendo le labbra ma il suono della sua voce proveniva dal trasmettitore impugnato. Tornammo a casa fino all’atrio mentre la luce svaniva e spinta la porta d’ingresso notai tre buste nella buca delle lettere.
Due sembravano senza importanza ma la terza conteneva un invita per una festa speciale.


Al mio risveglio nella cella non ricordavo altro ma ma rimasi teso e nervoso per il resto della mattinata. Non erano in programma ulteriori prove, esami o controlli.
“Non cercate di cambiare o trascorrerete qui tutta la vita” è la frase verniciata sul muro grande della sala mensa. Forse dovrei arrendermi alla condizione di prigioniero, accettare gli ultimi quattro anni e smetterei rifugiarmi nel passato. Qui si peggiora. Non abbiamo rapporti, non cerchiamo contatti. Confidenze e approfondimenti non sono che ricordi sbiaditi, ogni giorno più trasparenti. Qualcuno è già regredito.
Non io. L’imbarazzo non mi abbandona anche quando la fiducia se ne è andata. Sostenere una conversazione normale, fatta di parole e frasi pronunciate a voce  qui viene percepito come contro natura. Ma non mi arrendo. No.

sabato 21 marzo 2020

TRACCE


TRACCE

Dall’archivio nascosto: poche tracce, appena qualche cenno. La maestrina non ne ha lasciate.
Ma l’altro articolo ritagliato da un giornale ingiallito, conservato piegato in quattro nella cartella del dossier chi può averlo cercato? "Thomas Pynchon è stato fotografato."
V.
Il Laboratorio.
Antichi pensieri si concatenano in anelli così tenui, in legami tanto flebili che trovare un filo conduttore è quasi impossibile. Perché l’archivio? Chi se ne serve?
Quante anomale e all’apparenza inutili coincidenze si stanno accavallando qua sotto, settimana dopo settimana. Qualcuno ha scambiato il nostro piccolo ambiente chiuso per un dipinto di Salvador Dalì, forse ci sta addirittura ancora lavorando. Penso che non otterrò dei buoni risultati da questi vecchi casellari di lamiera dai cassetti scorrevoli. Non c’è abbastanza tempo.
Eppure… tutti quei brutti scheletri nell’armadio si apprestano alla danza macabra del millennio.
Chissà quanto manca.

lunedì 9 marzo 2020

5032 - LA PROVA


5032 – La Prova

Silenzio. Il luogo dell’esame era vuoto e mi sentivo fuori posto. Avevo trascorso come minimo un’ora a guardarmi intorno cercando di scrutare i volti di quelle fotografie. Sguardi preoccupati o strafottenti, insinceri e di sfida. Svolsi la prova con poca convinzione, dubbioso sul risultato. Era difficile. Mi sforzavo di non pensare alla possibilità di approfittarne per fuggire e così mantenere il proposito di rimanere in isolamento. Era difficile.
Poi si aprì un pannello a scorrimento nel muro destro per lasciar entrare una splendida signorina occhialuta dallo sguardo serio e dall’aria compassata. Ritta nel suo tubino chiaro, la cartella stretta tra le braccia conserte; mi fissò con sguardo severo e indagatore. Sarebbe bello se qualcuno sorridesse un pochino almeno una volta, quaggiù.  Non accadde neanche quella volta ma grazie a quel confronto subitaneo tra il suo viso reale e i volti appiccicati alla parete retrostante come decalcomanie iperrealiste colsi il particolare che mancava: tutti quei volti erano solidali tra loro, schierati in file ordinate a sentenziare in silenzio in vece della giuria senza nome che ci aveva condannati tutti all’oblio sotterraneo. Un’aria fasulla di complicità e reciproca comprensione. Reciprocità ripetuta in quella sequenza di occhi fissi su di me dovunque mi spostassi.
Socializzavano. La dottoressa iniziò a parlare con voce atona.
“Socializzare è importante anche se non avviene in modo naturale durante la cattività” mi ripeteva.
“E’ soltanto questione di allenamento.”
Ma parlava senza guardarmi negli occhi mentre una strana rilassatezza si impadroniva di me, spiacevole e inaspettata.
La prova terminò con quel sintetico monologo senza condurre infine ad alcun risultato compiuto.
“Decideremo. Le faremo sapere.”
Poi se ne andò senza salutare, infilandosi in un altro vano a scomparsa nella parete di fianco.
Si spensero le luci e dovetti tornare in cella.

lunedì 17 febbraio 2020

FUGACE


79700 - FUGACE

Vale la pena di menzionare almeno uno dei curiosi sogni che ho fatto questa mattina prima di scivolare nel dormiveglia. L’episodio di un mistero risolto da me come aiutante di Sherlock Holmes in persona e di suo fratello Mycroft. C’era un quarto personaggio di cui però non ricordo nulla.
E così un macabro, misterioso piano ordito in segreto da tre uomini sconosciuti fu da noi sventato non senza difficoltà. C’era un maniero, o forse era un antico palazzo vittoriano. Infine la lotta con tanto di sparatoria  e di shuriken (!) lanciate avanti e indietro, nel corso della quale il mio apporto è risultato determinante. I malintenzionati oppositori venivano affiancati da sei diverse donne, tutte vecchie conoscenze: F, B, AM, D, L e A.
Eliminati i capi siamo giunti a un accordo, c’era una passerella sospesa o forse un pontile avvolto dalla nebbia su un lago e poi… nulla. Il sogno finisce qui.